Storia

SIREM: costituzione, motivazioni, finalità, attività, ruolo

La SIREM (Società Italiana di Ricerca sull’Educazione Mediale) è stata fondata a Lecce il 20 aprile 2007 con sede presso l’Alta Scuola ISUFI dell’Università di Lecce dai soci fondatori: Stefano Adamo, Salvatore  Colazzo,  Luciano Galliani, Pierpaolo Limone, Laura Messina, Nicola Paparella, Pier Cesare Rivoltella. Tale elenco, da Statuto, è stato integrato nei sei mesi successivi alla costituzione da altri colleghi universitari, come soci ordinari (professori di prima e seconda fascia e ricercatori delle università italiane, professori e ricercatori delle università straniere) e come soci aggregati (assegnisti di ricerca, dottori e dottorandi di ricerca, contrattisti, cultori della materia). Fino all’aprile del 2008, quando è stata convocata   presso l’Università di Padova la prima assemblea dei soci,  il Consiglio Direttivo, nominato all’atto della costituzione della Società, era composto da cinque membri: Luciano Galliani (Presidente); Pier Cesare Rivoltella (Vice-presidente); Pierpaolo Limone (Segretario); Salvatore Colazzo; Laura Messina.

L’idea di costituire una società scientifica, composta da quanti in Italia si occupavano di ricerca sui media e le tecnologie in contesto educativo, era stata cullata negli anni da alcuni di noi fra i 20 coraggiosi colleghi guidati da Luigi Calonghi, che diedero vita nel 1993 alla SIRD – Società Italiana di Ricerca Didattica, che segnò un cambiamento profondo nella pedagogia italiana. Si aprirono infatti progressivamente i nuovi Settori scientifico-disciplinari  della  Didattica e della  Pedagogia Sperimentale oltre la Pedagogia generale e la Storia della pedagogia. Nel libro/manifesto del 1993 (Nel bosco di Chirone. Contributi per l’identificazione della ricerca didattica (riedizione Tecnodid, 2017) proponevo la “Didattica come organizzazione sistemica delle azioni formative”, liberandone l’immagine come scienza empirica e sperimentale proprio partendo dalla tecnologia “non solo dei materiali e dell’energia per cui gli artefatti umani sono tangibili,” ma anche dalla “tecnologia delle astrazioni in cui gli artefatti umani non sono tangibili (tecnologie dell’informazione e della comunicazione), eppure pretendono di governare le variabili interne ed esterne dell’organismo biologico e di quello sociale, unicamente attraverso le conoscenze e il loro controllo (tecnologie dei sistemi). E’ qui allora che va riconvocata la ricerca epistemologica, la ricerca/azione, la ricerca sperimentale, la ricerca empirica, fra l’insegnare e l’apprendere”. Per sostenere questa chiamata avevamo dato vita dal 1983 al 1988  ai  Quaderni di comunicazione audiovisiva e nuove tecnologie rivolti principalmente al mondo della scuola e dell’università e dal 1991 al 1996 alla rivista Multimedia, con le Edizioni Sonda, per collegare  la ricerca scientifica e tecnologica del mondo universitario alla formazione professionale e aziendale.

La scelta condivisa dagli amici della prima ora di costituire la SIREM fu da me annunciata a Roma nel febbraio del 2006 durante il convegno “La Sapienza del comunicare”, in occasione del decennale del MED – Associazione italiana per l’educazione ai media e alla comunicazione. In quella sede presentai assieme a Laura Messina i risultati di una ricerca bibliografica sulla produzione scientifica italiana dell’ultimo quindicennio riguardo all’educazione mediale che, per il numero dei titoli (542), dei ricercatori coinvolti (219), appartenenti a 40 Atenei e afferenti a 75 Dipartimenti, dei domini disciplinari interessati (19 settori scientifici), ha fatto ritenere che fossero maturi i tempi per giungere alla costituzione di una Società Scientifica in grado di offrire a questi studiosi uno spazio pluralistico e multidisciplinare di confronto e collaborazione.

Le finalità della SIREM – che intende muoversi in proficua collaborazione con altre Società e Associazioni nazionali e internazionali che operano nell’ambito dell’educazione ai media e alle tecnologie – sono quelle tipiche di una società scientifica che vuole incrementare, socializzare e orientare la ricerca. Con un tratto originale, derivato dal fatto che media e tecnologie dell’informazione e della comunicazione sono oggetti educativi interdisciplinari, il cui studio interessa ricercatori provenienti da più ambiti: pedagogico, psicologico, sociologico, semiologico, filosofico, tecnologico, neurologico, politico. Con l’ambizione di rappresentare un luogo di ricerca, liberata da particolarismi accademici, da contrapposizioni disciplinari, da bandiere ideologiche e in cui sviluppare progetti comuni.

In questa prospettiva la SIREM ha curato   in modo particolare, l’attività convegnistica e di socializzazione della ricerca. Per quanto attiene la prima, l’impegno sempre mantenuto è di organizzare a settembre – in corrispondenza con l’Assemblea annuale dei soci – un convegno/seminario di studi all’interno del quale dibattere i temi più attuali nel contesto della ricerca educativa sui media e le tecnologie della comunicazione e dell’informazione, facendone seguire gli Atti con volumi cartacei e/o su supporti digitali. Dal 2000?? viene organizzata a luglio di ogni anno la Summer School per giovani Dottori/Dottorandi di Ricerca. Per quanto riguarda l’elaborazione e la diffusione della ricerca scientifica la SIREM ha dato vita nel 2009  alla rivista semestrale REM – Ricerche su Educazione e Mediastampata e diffusa in abbonamento con l’editrice Erickson di Trento dal 2009 al 2012, con Pensa Multimedia di Lecce dal 2013 al 2014  e in lingua inglese con  De Gruyter Open dal 2015 e  dal 2018  attraverso Sciendo, della De Gruyter company.

Nel novembre 2018, per ricordare il decennale della SIREM, si è tenuto a Padova un Convegno molto vivace di confronto aperto fra 13 studiosi rappresentanti di altrettante Società Scientifiche e Associazioni  e 7 colleghi  interni dei direttivi succedutisi nel tempo, sul tema “Educazione mediale: linee di ricerca multidisciplinare”. Introducendo i lavori richiamavo quanto è successo negli ultimi trent’anni ai nostri figli e nipoti, nativi digitali, iperconnessi con Internet e con l’economia digitale che domina il mondo. Proponevo l’educazione mediale come una “strategia immunitaria per entrare in relazione con gli altri, costruire identità aperte, rinforzare la propria diversità ed originalità”. Allo stesso tempo però dobbiamo recuperare una dimensione politica nelle nostre pratiche educative, ovvero “pensare  e volere le conquiste tecnologiche come bene di pubblica utilità” , come dice Morozof in “The Net delusion” e quindi insegnare che “il mondo digitale più uguale e progressivo che vogliamo non può essere quello gestito da Amazon e da Google”.

Condividi sul tuo social preferito: